La dermatite atopica riconosce tra i fattori eziopatogenetici una complessa interazione tra difetti genetici/immunologici e fattori ambientali; tra questi lo Stafilococco aureo gioca un ruolo predominante. In condizioni normali, la barriera cutanea con le sue proprietà antimicrobiche impedisce l’invasione e la colonizzazione della cute da parte di microrganismi patogeni. Con l‘avvento della metagenomica, la possibilità di studiare il microbiota cutaneo ha offerto nuove affascinanti acquisizioni; è emerso in particolare il concetto di disbiosi, ovvero di alterazione della composizione relativa dei microrganismi in alcune condizioni patologiche. Lo Stafilococco aureo rappresenta infatti il batterio più comunemente riscontrato sulla cute affetta da dermatite atopica, dal momento che oltre il 90% dei pazienti risultano colonizzati a livello cutaneo vs il 5-30% dei soggetti sani. Con i suoi numerosi meccanismi di virulenza, è in grado di interagire con i meccanismi dell’immunità innata e acquisita dell’ospite, sostenendo e contribuendo a perpetuare le riacutizzazioni della DA e determinando una maggior severità del quadro clinico.