Il microbiota polmonare

Umberto Pelosi 1, Cristina Solinas 2, Stefania Arasi 3, Simona Barni 4, Davide Caimmi 5,6, Pasquale Comberiati 7, Lucia Diaferio5 5,8, Carla Mastrorilli 9, Francesco Paravati 10

1 già Direttore UOC Pediatria Iglesias; 2 UOS di Neonatologia Ospedale SS Trinità, Cagliari; 3 UO Allergologia, Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Roma; 4 SODc Allergologia, Azienda Ospedaliera Universitaria A. Meyer, Firenze; 5 Unità di Allergologia, CHU de Montpellier, France; 6 Sorbonne Université, UMR 1136, IPLESP, Equipe EPAR, Paris, France; 7 Allergologia Pediatrica, Università di Pisa; 8 UOC “B. Trambusti”, Università Aldo Moro, Bari; 9 UOC di Pediatria e Neonatologia, Ospedale delle Grazie, Matera; Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Parma; 10 UOC Pediatria, Ospedale San Giovanni di Dio, Crotone

Le nuove modalità di indagine hanno permesso di dimostrare che i polmoni non sono sterili, ma che esiste nei soggetti sani un microbiota polmonare caratterizzato dalla presenza di batteri, funghi e virus. Nei soggetti normali esso presenta una bassa densità ed una elevata diversità delle colonie batteriche, differentemente da quanto si osserva in condizioni patologiche (asma, fibrosi cistica, broncodispalsia polmonare, BPCO), nelle quali si osserva un aumento di determinati germi e la riduzione di altri. Il microbiota polmonare si determina nei primi anni di vita e si modifica con l’età, la dieta, l’ambiente di vita e l’utilizzo di antibiotici. Le modificazioni precoci del microbiota sia intestinale che polmonare possono favorire nell’età successive l’insorgenza di wheezing e di asma. Particolarmente importante è l’interconnessione tra microbiota polmonare e microbiota intestinale. È ormai noto che esista uno scambio di informazioni immunologiche tra i due apparati e la possibilità di influenzare il comportamento funzionale del microbiota polmonare in determinate condizioni.

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