La diagnosi di allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) IgE-mediata si basa spesso su una storia clinica compatibile e sui risultati di test in vivo (skin prick test, SPT) o in vitro (ricerca di IgE specifiche, sIgE).
Come gli SPT, anche la ricerca delle sIgE presenta una buona sensibilità ma una bassa specificità, cioè risulta spesso positiva in soggetti non allergici. Per questo motivo il TPO rimane ancora il gold standard per la diagnosi, nonostante i costi e i rischi per il paziente.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di effettuare una revisione sistematica della letteratura in modo da identificare, analizzare e valutare tutti gli studi che hanno proposto un valore predittivo delle sIgE per il latte vaccino e per le sue principali molecole allergeniche individuando, nel contempo, dei valori di cut-off utili per la diagnosi.
La ricerca su Scopus ha dato luogo a 1383 articoli e quella su Pubmed a 1922. Sono stati inclusi 22 articoli. Gli studi sono stati raggruppati in base all’età, al tipo di allergene e al grado di cottura del latte utilizzato per il TPO. Risultati. I cut-off proposti in letteratura sono molto eterogenei poiché possono essere influenzati da molti fattori. Ne deriva che essi possono essere considerati applicabili solo in ogni singolo centro che li ha elaborati, e possono difficilmente essere trasferiti ad altri centri. Tuttavia la diagnosi di APLV sembra probabile qualora le sIgE nei confronti del latte vaccino siano ≥ 5 KUA/L nei bambini < 2 anni. Al di sopra dei 2 anni i risultati sono talmente discordanti da rendere impossibile la proposta di un singolo cut-off per il latte fresco. Lo stesso vale per il latte cotto a qualsiasi età. Anche i valori delle sIgE nei confronti delle singole frazioni proteiche non sembrano utili in quanto gli studi sono pochi e i cut-off proposti discordanti.