Analisi della risposta in vitro alla β-lattoglobulina in bambini allergici alle proteine del latte vaccino con diverso outcome clinico

Loredana Chini 1, Stefania Corrente 1, 2, Simona Graziani 1, Elisabetta Del Duca 1, Viola Giovinazzo 1, Valeria Avarino 1, Viviana Moschese 1

1 U.O.S.D Immunopatologia ed Allergologia Pediatrica, Policlinico Tor Vergata, Università degli Studi di Roma Tor Vergata; 2 UOC Pediatria Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma

L’allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) è una delle più comuni allergie alimentari nell’infanzia. Le più importanti proteine coinvolte nell’APLV in età pediatrica sono α-caseina, α -lattoalbumina e β-lattoglobulina. L’80% dei bambini diventa tollerante entro il sesto anno di vita; tuttavia nel 15% dei bambini l’allergia persiste. I meccanismi responsabili della risposta immune nei bambini con APLV, soprattutto in quelli affetti da forme non IgE mediata ed in quelli che non raggiungono la tolleranza, al momento attuale, non sono completamente noti. Nel nostro studio abbiamo valutato la risposta immunologica T mediata agli allergeni maggiori delle PLV (caseina, α-lattoalbumina e β-lattoglobulina) in un gruppo di 22 bambini affetti da APLV con diverse condizioni cliniche e diverso outcome di malattia e, in 3 bambini selezionati con un lungo follow up, abbiamo correlato l’outcome clinico con quello immunologico. Dei 22 bambini con APLV, 13/22 sono tuttora allergici e 9/22, con storia pregressa di APLV, sono attualmente tolleranti. Il 73% dei bambini, sia quelli allergici alle PLV (RA) sia quelli che hanno acquisito la tolleranza (RR), è risultato responder (R), ovvero ha mostrato proliferazione specifica delle cellule T verso la BLG, con indice di proliferazione maggiore nei bambini RA rispetto a quelli RR. La proliferazione, molto elevata al momento della diagnosi, mostra un trend di riduzione in concomitanza con l’acquisizione della tolleranza clinica mentre i valori restano alti con il persistere della sintomatologia allergica. Questi dati, seppur limitati ad un numero esiguo di pazienti, suggeriscono che la proliferazione T cellulare allergene specifica potrebbe rappresentare un marker per valutare l’acquisizione della tolleranza, soprattutto nei bambini a rischio di reazioni anafilattiche. I nostri dati mostrano, inoltre, che l’indice di proliferazione è significativamente maggiore nei pazienti allergici con forma di tipo non IgE mediata suggerendo che, in assenza di altri criteri diagnostici (prick test e IgE specifiche), nei bambini con forma non IgE mediata, la presenza di un alto indice di proliferazione cellulare-allergene specifico potrebbe essere, in associazione alla storia clinica, un parametro utile per una conferma diagnostica.

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