Nell’aprile del 2015 la prestigiosa rivista Nature ha pubblicato un articolo dal titolo: “Personalized medicine: time for one-person trials ” a firma di Nicholas J. Schork. La personalized medicine è da noi conosciuta anche come “precision medicine”. L’autore stigmatizza il fatto che i dieci farmaci con il più alto fatturato negli Stati Uniti d’America funzionano nel migliore dei casi in 1 su 4 pazienti e nel peggiore dei casi 1 su 25, esponendo quindi il caso di una “medicina di imprecisione”. Sono questi i farmaci definiti “blockbuster”, la cui efficacia è dimostrata attraverso studi di popolazione che per raggiungere i grandi numeri indispensabili ai fini di una registrazione, necessariamente rinunciano alla precisa definizione del singolo paziente ma tengono insieme popolazioni selezionate solo per pochi parametri che li accomunano. Al contrario, sarebbe auspicabile una medicina di precisione, con un diverso tipo di sperimentazione clinica che si concentri sui singoli e non sulle popolazioni di pazienti. I risultati positivi di questo modo di agire sono evidenti impattando sulla qualità della vita del paziente e sui costi in generale del sistema di gestione della salute. Di fatto si avvicina molto alla filosofia del Choosing Wisely , scegliere consapevolmente, che da qualche anno ormai rappresenta un movimento consolidato nel nord america.